Nicola Bizzi storico ed editore: “Discorso intorno ad Archimede” di Domenico Scinà

Nato a Palermo il 31 gennaio 1764 è stato uno dei più grandi scienziati siciliani l’editore di Aurora Boreale ci racconta il perché della sua damnatio memoriae

Nicola Bizzi: “Grande scienziato di cui non si parla mai abbastanza nato nella capitale siciliana da famiglia benestante, studiò approfonditamente storia, scienze naturali e greco. Docente all’Università di Palermo, si occupò per tutta la sua vita di storia ed in particolare della storia della Sicilia, della quale venne riconosciuto dai suoi contemporanei come uno dei più grandi conoscitori. Fu il primo insegnante di fisica sperimentale all’Accademia degli Studi di Palermo della quale divenne in seguito anche presidente. Nei primi anni del XIX secolo venne nominato regio storiografo dal re Ferdinando di Borbone, nonché membro perpetuo della Commissione di pubblica istruzione ed educazione in Sicilia, anche partecipando alla stesura della Costituzione siciliana del 1812. Il testo che viene esaminato Discorso intorno ad Archimede è stato pubblicato nel 1823:  c’erano forse dei riferimenti alla situazione in cui si trovava Palermo e la Sicilia? Situazioni politiche dove di fatto il Regno di Sicilia era stato soppresso e unificato con il regno di Napoli dei Borboni. Gli insorti cercarono di far attuare la costituzione del 1812 ma il governo napoletano rifiutò di ripristinare il Regno di Sicilia per un breve periodo venne istituito anche il parlamento in cui Scinà venne eletto ma rifiutò la carica: forse già presentiva l’imminente restaurazione in questo sarebbe rimasto al di sopra delle parti e non sarebbe stato coinvolto a livello politico.

DOMENICO SCINÀ

Domenico Scinà: “La fama di Archimede suona così chiara presso di tutti, che scriverne l’elogio si potrebbe forse reputare un’opera inutile e superflua. I matematici d’ogni età pieni di venerazione han ricordato il nome di lui, e lui hanno mostrato come uno di que’ pochi, che vaghi del sapere e speculando nelle scienze sono là giunti dove può umano intelletto. Se da geometri ci rivolgiamo agli storici, e in generale a tutti gli eruditi, troviamo, che alla venerazione di quelli si è aggiunta l’ammirazione di questi. Hanno essi tra le invenzioni di Archimede quelle riferito, che colpiscono i sensi, quali son le meccaniche, e queste lodando e talvolta esagerando gli han decretato il primo posto d’onore tra gli scienziati. La voce pubblica in fine magnificando, come suole, il giudizio de’ sapienti si è sparsa per tutta la terra, ed Archimede va ognora gridando qual genio soprumano e divino. Chi potrà dopo ciò lui inalzar colle lodi, se il solo suo nome risveglia la pubblica venerazione e tien luogo di qualsivoglia elogio? Ogni lode sarebbe inferiore alla sua fama, e invece d’accrescere sminuir ne potrebbe la gloria. La Sicilia ciò non ostante non può in silenzio restare sui pregi e sulle virtù di un grand’uomo, che sarà, siccome è stato, il suo ornamento ed onore finchè saranno le scienze tra gli uomini. Solea ella ne’ dì felici medaglie coniare e pubblici giuochi istituire per onorar la memoria de’ suoi, che colle loro invenzioni e nelle scienze e nelle arti a fama eterna l’alzarono. Cadde poi dalla sua grandezza cadendo sotto i Romani, e tra le altre afflizioni ebbe allora a soffrire, che fosse venuto uno straniero a svellere i bronchi e le spine, che il sepolcro ingombravano del nostro Archimede1 . Ma se la Sicilia non è oggi quale era una volta ne’ bei giorni del suo splendore, non trovasi certo in quel miserabile stato, in cui preda de’ Proconsoli e de’ Questori oppressa giacea dalla potenza di Roma. Conosce ella al presente quanto lustro le rechi il nome di Archimede, e non sa nè può tollerare, che co’ debiti onori celebrata non sia di quando in quando la memoria di lui”.

Archimede specchi

Nicola Bizzi: “Le vicende travagliate di Archimede rispetto al potere politico avvisa i lettori che leggere delle cronache del passato scritte da uno scienziato del passato presuppone che la verità non si possa descrivere se non attraverso metafore: per cui Scinà racconta di Archimede e racconta di sé stesso contemporaneamente, come di colui che non può schierarsi politicamente perché la scienza è al di sopra delle parti”.

Morte Archimede

Scinà: “Due grandi potenze Roma e Cartagine si disputavano il primato dell’impero, e la Sicilia era il campo delle loro battaglie, e il premio insieme della loro vittoria; per lo che tutta l’isola dovea cadere in preda del vincitore; e se erasi salvato dal pericolo insino allora il piccolo reame di Siracusa, era ciò avvenuto per la saviezza di Gerone, che era stato generoso, e fedelissimo alleato de’ Romani”.

E ancora Scinà su Archimede ma riferendosi a se stesso: “Ma lo spirito umano per correre tutta questa carriera ha bisogno di più secoli, di più uomini, d’ingegni diversi; perchè cominciare, progredire, speculare, rivolgere le cose speculate a bene della società, ogni passo in somma, che si suole nel corso delle scienze segnare, suppone diverse doti di spirito, gradi diversi di forza nell’intelletto, diversi gradi di vivacità nell’immaginazione. Chi ha la destrezza di cogliere in mezzo alla multiplicità e varietà de’ fenomeni un fatto, che fonda una scienza, non è dotato di quella assidua attenzione necessaria a cavare le illazioni, che ampliano la scienza medesima; chi s’inalza alle sublimi speculazioni non sa scendere a farne delle utili applicazioni, e talora avviene, che colui, il quale è destinato a spianare, o pure a volgere a pubblico bene i principj delle scienze, deve ozioso aspettare, che coloro, i quali vanno speculando, compiuta la carriera, ritornino da’ loro voli. Archimede è il primo de’ pochi così tra gli antichi come tra i moderni, che solo trascorse lo spazio, che dallo spirito umano suole fornirsi in più secoli da più uomini”.

Che tale riconoscimento spesso non avviene neppure in vita del genio, dell’inventore, dello scienziato, soprattutto se quest’ultimo non ha le spalle coperte da qualche potente politico o prelato che dir si voglia. Ma si sa poi che l’inquisizione attiva fino a 100 anni prima dalla nascita di nascita avrebbe fatto il suo corso.

 

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