Ludovica Boi e il suo saggio su “Il mistero Dionisiaco in Giorgio Colli”

L'autrice si occupa di un progetto su salute e malattia del filosofo Friedrich Nietzsche

Lei è Ludovica Boi giovane assegnista di ricerca all’Università di Verona, dove si occupa di un progetto su salute e malattia in Nietzsche, non solo nell’opera del filosofo, ma a partire dalle sue esperienze biografiche, tramite uno studio sistematico dell’epistolario. Precedentemente borsista di ricerca presso l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici. Ha al suo attivo la pubblicazione di una monografia e di svariati articoli in riviste e saggi in volumi.
Due i filosofi citati all’interno dell’intervista entrambi attratti dall’aspetto Dionisiaco della ricerca esistenziale:
Friedrich Nietzsche che è stato un filosofo, poeta, saggista, compositore e filologo tedesco e Giorgio Colli che è stato un filosofo, storico della filosofia, accademico, traduttore italiano.
E anche “magnifico” traduttore e interprete della filosofia “Dionisiaca” di Friedrich Nietzsche. come vi racconteremo.

Susanna Basile : Chi è Ludovica Boi e quali sono i suoi principali interessi?
Ludovica Boi: Sono nata a Roma, nel clima temperato e fra i vividi colori di una delle sue classiche ottobrate, quella del 1992. Da bambina amavo leggere e disegnare, e i miei principali interessi sono tuttora la filosofia, la letteratura, le arti visive. Un’altra grande passione è la scrittura, anch’essa sviluppata a scuola, in età adolescenziale, e che mi porto dietro e cerco di coltivare al meglio.

S.B.: Parliamo del libro: Il mistero dionisiaco in Giorgio Colli. Linee per una interpretazione.  La passione per la scrittura e la filosofia sembrano un connubio perfetto verso “Dioniso”  e quindi…
L.B.: Proprio da questa passione e attitudine è nato il mio primo libro, intitolato Il mistero dionisiaco in Giorgio Colli. Linee per una interpretazione, per le edizioni Stamen e che si avvale di scritti di tre importanti studiosi nel panorama italiano e non solo, ovvero Chiara Colli Staude, Francesco Fronterotta e Marcello Mustè, i quali hanno generosamente redatto rispettivamente premessa, prefazione e postfazione del mio lavoro. https://www.ibs.it/mistero-dionisiaco-in-giorgio-colli-libro-ludovica-boi/e/9788831928588

S.B.: Ma andiamo con ordine, come è arrivata alla pubblicazione del libro?
L.B.: Ricordo che durante l’ultimo anno del mio percorso di laurea magistrale in Filosofia alla Sapienza di Roma ero molto in dubbio sull’autore al quale dedicare il mio lavoro di tesi. Mi interessava proporre un filosofo che potesse “parlare” alla mia vita, il cui pensiero fosse in grado di destare in me un interesse non superficiale o di circostanza, ma decisivo per la mia percezione del mondo. Così, dopo qualche mese di riflessione – mentre nel frattempo ultimavo gli esami –, decisi di dedicarmi allo studio di Giorgio Colli, un pensatore che mi aveva colpita per aver postulato, in maniera a mio avviso molto affascinante, un al di là della ragione, un immediato incomprensibile razionalmente e che dà vita a ogni manifestazione discorsiva.

Giorgio Colli

S,B.: Qual era la familiarità che aveva trovato nel pensiero di Colli?
L.B.. Gli ambiti del mito, del culto, del misticismo, e della storia delle religioni in generale, i tratti familiari che hanno rapito la mia attenzione sin dalla prima lettura delle sue opere. In ogni suo aspetto il pensiero di Colli mi è sembrato pullulare di vita, parlare direttamente alle esperienze immemoriali che ognuno di noi custodisce in sé. E fu così che scelsi il tema della mia tesi: il problema del dionisiaco, e quindi dell’immediatezza, del gran fiume della vita mai arginabile o arrestabile, in Giorgio Colli. Il libro pubblicato nel febbraio 2020 (ahimè in un periodo certamente difficile, in occasione della prima ondata della pandemia Covid-19) è una rielaborazione del mio lavoro di tesi, che discussi nell’autunno 2018. Sono molto lieta che i miei colleghi del Centro Studi Giorgio Colli abbiano, qualche tempo dopo, dimostrato l’interesse e il desiderio di discutere del mio libro pubblicamente, in occasione di un seminario online che ha previsto la partecipazione di un soddisfacente numero di uditori – e di cui è possibile ascoltare la registrazione a questo link  https://centrostudigiorgiocolli.it/presentazioni-di-libri/

S.B.: Come si compone il libro?
L.B.: La struttura del libro è suddivisa in 4 capitoli, che indagano, seguendo un metodo di ricostruzione cronologica, lo svolgersi del pensiero di Colli assieme ai principali accadimenti biografici, interpretando questi ultimi come snodi fondamentali anche dal punto di vista filosofico. Ho pensato che un simile procedimento espositivo non solo potesse ambire a un rigoroso approccio storico, ma riuscisse anche più coinvolgente e meno pesante per il lettore, che altrimenti si troverebbe sovraccaricato di nozioni complesse che si dipanerebbero senza sosta. Alle volte, invece, nel corso della lettura del mio libro, l’approfondimento biografico e storico può servire ad “allentare la tensione”, a intervallare questioni spesso complesse che hanno bisogno di essere meditate. Credo, in sostanza, che il mio libro possa essere avvicinato anche dai “non addetti ai lavori”, da persone semplicemente interessate alla vita e all’opera di Colli.

S.B.: Qual è il significato di Dioniso all’interno delle opere di Colli? E che cosa ha a che fare con la filosofia?
Uno degli aspetti più interessanti dell’insieme di ricerche che Colli dedica a Dioniso è il riconoscimento dell’identità tra vita dionisiaca ed essenza umana. L’essere umano, nel contemplare Dioniso, contempla sé stesso, non si stacca da sé, ma giunge al cuore della sua essenza, perché Dioniso è l’unico dio greco che muore, manifestando la stessa caducità della vita umana, ma superando la morte mediante un continuo rinnovamento. Sostegno di tale tesi Colli trova nella tradizione orfica, secondo la quale il corpo del dio (Dioniso-Zagreo), sbranato dai Titani, viene ricomposto da Zeus (secondo altre fonti, da Demetra o da Rea), che fa assorbire il cuore di Zagreo a Semele e la feconda del “secondo Dioniso”.

S.B.: Si tratta, quindi, stando a quanto afferma il mito, dell’unico dio greco che risorge?
L.B.: Il mito afferma che Dioniso patisce la morte come ogni “animale” e al contempo, simboleggia l’inesausto rinnovamento della totalità del vivente. Dioniso custodisce il segreto dell’intimità tra vita e morte, tanto che è sia signore dell’Ade sia divinità agraria, che sorveglia la fertilità della terra – nelle rappresentazioni arcaiche è connesso alla linfa vegetale (anche il giovane Nietzsche interpretò Dioniso come una potenza dell’unità originaria). Nell’interpretazione di Colli, Dioniso è garante di una conoscenza esoterica, che tiene ferma la contraddizione proprio in quanto congiunge enigmaticamente vita e morte, finito e infinito, animale e divino, gioia e dolore, estasi e spasimo. Per comprendere meglio questo aspetto, ovvero il nesso fondamentale tra Dioniso e la conoscenza suprema, bisogna guardare a un fenomeno centrale nella cultura greca, l’esperienza eleusina.

S.B.: L’esperienza eleusina. Ci racconta dei Misteri eleusini?
L.B.: Si tratta di rituali panellenici, ovvero riti a cui potevano partecipare tutti i Greci, composti da due tappe: i Grandi Misteri della fine dell’estate e i piccoli misteri primaverili, e che culminavano, dopo un lungo e faticoso percorso di iniziazione, nella visione estatica chiamata “epopteia”. Quest’ultima consisteva in una nuova forma di conoscenza, una conoscenza non ordinaria, al di là della distinzione di oggetto e soggetto, pensabile come un ampliamento “dell’io sino all’indeterminato punto di congiunzione con il dio”.

SB.: Qual è stato il contributo nello svelamento della traduzione di Giorgio Colli?
L.B.: Ebbene, Colli attribuisce proprio a Dioniso la signoria sulla “epopteia”. Ovvero, Dioniso, dio della coincidenza dei contrari, è per Colli il vero signore di Eleusi, il dio che può dischiudere all’essere umano una conoscenza superiore. Ma ciò che è oltremodo interessante è la connessione tra visione misterica, la conoscenza esoterica presieduta da Dioniso, e il primo sorgere del logos arcaico. Ossia, secondo Colli, il primo sorgere del discorso sapienziale reca le tracce evidenti della sua derivazione mistico-esoterica.

S.B.: Il logos come termine deriva dal greco légο, significa scegliere, raccontare, enumerare, parlare, pensare e secondo il filosofo Leucippo anche necessità: in cosa consiste il logos arcaico secondo Giorgio Colli?
L. B.: Secondo Colli, il logos è figlio della visione. La razionalità si muove sul terreno già preparato dal culto, dal rito e dai miti che sempre la precedono. In Colli, il paradigma storiografico tradizionale è rovesciato: i pensatori aurorali, i Presocratici, o, per usare un termine a lui caro, i “sapienti”, non rappresentano un abbozzo, un accenno, una prefigurazione di un pensiero successivo, ma quella pienezza e quella vitalità del logos che costituiscono l’acme della conoscenza.

Il filosofo Talete

S.B.: Ci può fare un esempio con un filosofo presocratico?
L..B.: Per il filosofo torinese, Talete è principalmente il pensatore dell’identificazione dell’anima con il dio; dire che “tutte le cose sono piene di Dei”, che in ogni cosa abita il divino significa dire che anima e dio sono identificati. Il primo dei cosiddetti “filosofi” fa proprio, allora, un assunto mistico. Talete è un mistico che esalta tutto ciò che è interiore, un pensatore che riconosce la legge segreta di tutto ciò che è inapparente – e dunque si manifesta come una propaggine del sapere misterico. La visione eleusina che giunge a far riconoscere l’iniziato nel dio ha come sua eco questa particolare dottrina dell’identificazione tra anima e dio, attribuita a Talete.

S.B.: D’altra parte, è noto che Colli non fu solo grande conoscitore del mondo greco, ma anche fine studioso di Nietzsche. Ci vuole parlare della sua attività in tal senso?
L.B.: Questo è l’aspetto maggiormente noto della figura di Colli. Di fatto Giorgio Colli è stato colui che ha portato il pensiero nietzschiano in Italia, impegnandosi in un’impresa titanica, ovvero l’edizione critica condotta assieme a vari collaboratori: Mazzino Montinari, Sossio Giametta, Chiara Colli Staude, Maria Ludovica Pampaloni e altri. Anche di Nietzsche Colli diede un’interpretazione misterica, esoterica. Mise in rilievo la facoltà, tipicamente nietzschiana, di parlare all’interiorità dei lettori. Lesse la Nascita della tragedia e Così parlò Zarathustra come opere iniziatiche, mistiche, tramite le quali il lettore è introdotto, passo passo, in un mondo altro, che non esiste più, quello greco arcaico che affonda le proprie radici nel mito, nella poesia, nei rituali. L’opera sulla nascita della tragedia origina nel lettore un’esperienza estatica secondo Colli, poiché mette sulle tracce degli antichi sapienti: gli autori antichi citati nel testo danno al lettore la possibilità di attingere alle stesse fonti della “epopteia” misterica. Ma non solo la citazione e il ricorso a fonti antiche assicura al lettore un’esperienza estatica: anche il discorso che Nietzsche conduce sulla musica è in grado di rapire il lettore alle sue occupazioni quotidiane, è in grado di rapirlo ai suoi pensieri sul presente, per proiettarlo in un altrove. E ancora, lo Zarathustra di Nietzsche è investito di una conoscenza suprema, che Colli, nella sua analisi, non tarda a mettere in relazione alla conquista eleusina. La conquista di Zarathustra è misterica, perché il suo messaggio è l’affermazione di una vita superiore, più libera, che faccia prevalere “la gioia sull’angoscia e sul dolore.” Un altro elemento importante nell’opera Così parlò Zarathustra è il simbolo, che emerge quasi per compensazione rispetto al concetto. Se il concetto non riesce a descrivere i più riposti segreti della realtà, il simbolo ne dà una raffigurazione vivente. L’importanza della comunicazione simbolica è quanto avvicina Nietzsche ai primi sapienti, coloro che secondo Colli trasposero la loro stessa interiorità in simboli, si espressero sotto forma di simboli belli e al contempo gravidi di sapere, gravidi di conoscenza.

Il filosofo Friedrich Nietzsche

S.B.: Se dovesse fare un bilancio a proposito della conoscenza del pensiero di Colli in Italia?
L.B.: Il pensiero di Giorgio Colli ci appare ancora pieno di potenzialità inespresse, non soltanto a livello strettamente storico-filologico o tematico, ma anche, e soprattutto, nel confronto con altri autori del panorama italiano ed europeo a lui contemporaneo. Posso dire che la ricchezza delle questioni poste da Colli, in particolar modo nel dialogo con il mondo greco e con i filosofi “inattuali” del pensiero moderno-contemporaneo, è pressoché inesauribile. Tuttavia, egli è stato tradizionalmente considerato più come un traduttore o come un editore o curatore di testi altrui, che non come un filosofo. È forse giunto il momento di considerare l’importanza della proposta filosofica di Colli nella sua peculiarità e originalità. Mi rende particolarmente lieta sapere che i più giovani si stanno via via interessando al pensiero di questo filosofo: testimonianza di ciò si trae dalle sempre più fitte collaborazioni che il Centro Studi Giorgio Colli sta creando con studenti di laurea magistrale di vari atenei italiani, mediante la pubblicazione di call for papers e l’organizzazione di seminari tematici.

S.B.. Ci parli delle iniziative del Centro Studi Giorgio Colli.
L.B.. Il Centro Studi Giorgio Colli nasce nel 2017, per iniziativa di alcuni giovani studiosi coordinati da Chiara Colli Staude, la primogenita di Colli. Attualmente i soci del centro sono 20, tra cui membri della famiglia Colli, vari docenti (alcuni dei quali allievi diretti del filosofo), nonché giovani studiosi, ricercatori e dottorandi, la cui carriera nella maggior parte dei casi si divide tra l’Italia e l’estero. Questi sono appunto i “soci”, ovvero coloro che hanno un ruolo attivo nell’organizzazione di eventi e di iniziative sul pensiero di Colli; è possibile, altresì, diventare “membri” del Centro (https://centrostudigiorgiocolli.it/membri/?r=3308&wcm_redirect_to=page&wcm_redirect_id=3308 ) così da avere accesso a materiali riservati e, soprattutto, ricevere gratuitamente al proprio recapito una copia cartacea dei Quaderni colliani. Che cosa sono i Quaderni colliani? Le attività che il Centro Studi svolge al momento sono moltissime: fra queste, spicca l’organizzazione annuale di un seminario, che si tiene regolarmente presso l’Università di Torino, e i cui interventi vengono poi pubblicati in volume, per la collana Quaderni colliani dell’editore Accademia https://www.aaccademia.it/ita/collane/quaderni-colliani . Nel 2021 è uscito il terzo volume della collana, mentre il quarto è attualmente in via di realizzazione e il quinto già in programma.

Un’altra attività organizzata dal Centro Studi e che sta ottenendo buoni risultati è l’organizzazione di seminari online sul pensiero di Colli. Abbiamo iniziato a promuovere questo genere di attività nei primi mesi del 2021 e siamo riusciti a coinvolgere vari esperti, tra cui studenti, dottorandi, ricercatori e docenti universitari, che sono intervenuti, nella maggior parte dei casi, a proposito del confronto tra il pensiero di Colli e altri autori di loro interesse. Una sezione a parte è stata dedicata alle presentazioni di libri, che hanno dato luogo a discussioni molto partecipate e in certo modo seminariali. Tra i seminari annuali, l’ultimo, quello del 2021 ci è sembrato particolarmente ben riuscito, in quanto ha accolto gli interventi di molti giovani studiosi che sono stati selezionati in maniera anonima, mediante la partecipazione a una call for abstracts. È stato sorprendente notare che molti giovani si interessino del pensiero di Colli e siano così appassionati e propositivi. Nelle prossime iniziative contiamo già di tematizzare maggiormente il dialogo tra la filosofia di Colli e quella di altri autori.

S.B.: Dunque, potremmo dire che stia accadendo una sorta di Colli-Renaissance?
L.B.: Personalmente ritengo che si stia accendendo un interesse per Colli davvero inedito e significativo, anche se potrebbe risultare eccessivo parlare di una vera e propria “rinascita” degli studi colliani. Per testimoniare il crescente interesse verso questo autore, posso portare l’esempio di varie riviste filosofiche che accolgono, e in alcuni casi richiedono, saggi su Colli, e ci tengo anche a ricordare in questa sede il seminario sul pensiero di Colli che si è tenuto all’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici tra il 4 e il 6 ottobre 2021 (titolo del seminario Esprimere il vissuto. Storia e critica della ragione in Giorgio Colli). Devo molto all’Istituto, di cui sono stata borsista di ricerca nell’anno 2020, proprio con un progetto su Colli e il misticismo: quando ho proposto l’idea di un seminario sul filosofo torinese, il comitato scientifico ha subito accettato con curiosità e interesse. Co-organizzatori dell’evento sono stati due amici e colleghi del Centro Studi: Sebastiann Schwibach e Giulio M. Cavalli. Le registrazioni delle varie giornate di studi sono reperibili su Youtube:

https://www.youtube.com/watch?v=b6ii9VGEfYY&t=7747s https://www.youtube.com/watch?v=M39imyGOFNs&t=3s

 

 

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