Appunti divini è una trasmissione, un format nato per fare conoscere i produttori del nord del sud, dell’est, dell’ovest, le strade del vino, i consorzi, eh tutto ciò che riguarda il vino, l’olio e la birra che sono le cose belle della vita o io faccio la psicologa anche del vino e delle famiglie del vino e quindi mi occupo anche del trapasso che c’è, si può dire delle generazionale, quindi tra padri e figli e in questo caso anche delle vigne, dei vigneti più rari, più particolari, più introvabili, infatti siamo in compagnia di due fondatori di Graspo, Aldo Lorenzoni e Gianmarco Guarise. Ci manca Luigi, che non lo intervisteremo. Non pervenuto. E ora saranno loro stessi prima Aldo Lorenzoni e poi Gianmarco Guarise a spiegarsi di che cosa si tratta. Prego.
Aldo Lorenzoni: Dove ci troviamo? Allora salutiamo anche noi tutti, siamo in un posto credo magico, probabilmente l’unica vera piantata storica rimasta così integra in tutto il Veneto. Poi Gianmarco spiegherà cos’è una piantata storica, questa cosa della vita maritata ad altre piante. Però noi siamo qua per testimoniare il nostro impegno verso la ricerca dei vitigni rari, vitigni perduti, vitigni a rischio.
Abbiamo fondato un’associazione che si chiama Graspo, è un acronimo, che ci sembra anche venuto abbastanza bene, gruppo di ricerca ampelografica per la salvaguardia e la preservazione dell’originalità viticola di ogni territorio. Come facciamo? Come alimentiamo questa nostra passione che ormai ha qualche anno? Se i libri che abbiamo fatto a testimonianza di quello che stiamo ricercando su tutto il territorio nazionale sono ormai cinque, poi parleremo del quinto, dell’ultimo libro o del penultimo, se vogliamo, che abbiamo presentato qualche giorno fa a Vinitaly, va detto che Graspo non ha un limite geografico, no? Naturalmente non ha neanche un limite di appartenenza, cioè chiunque può sentirsi, diciamo noi, graspista, cioè chiunque abbia una particolare sensibilità per la salvaguardia di quello che la natura ci ha dato, in termini di vitigni storicizzati che erano sui vari territori, che sono stati purtroppo abbandonati, un po’ anche troppo presto, perché qualcuno ha deciso che non erano all’altezza, o antichi riti di coltivazione, sistemi di allevamento, o anche metodi ancestrali con cui si fa il vino. No, ecco che noi siamo dei preservatori, dei custodi, dei ricercatori, certo non lo facciamo da soli, ma con una rete di amici, di custodi, che agisce sostanzialmente in tutta Italia.

Susanna Basile: Allora, innanzitutto devo dire come vi ho conosciuto, è stato a Milo, quindi la prima volta che ci siamo visti, poi ci siamo visti a Piazza Scammacca, ma la cosa più bella vostra, che mi è rimasta dentro il quadro, è che siete irresistibili.
Aldo Lorenzoni: No, no, intanto brindiamo a tutti gli amici che non possono farlo con noi, anche se abbiamo in Serbo una sorpresa, perché proprio questo posto è così magico che Gianmarco ha detto, no, dobbiamo farlo diventare un posto unico, per cui quando è il 26 giugno, ragazzi, Gianmarco si è inventata una cosa, la Giornata mondiale della Piantata Veneta, immaginate, queste viti sono ultracentenarie, quasi tutte a piede franco, di Vernazzola, ma dopo parlerai di questo, per cui il 26 stiamo lavorando, il giugno, per poter aprire questo luogo incantato a tutti quelli che vogliono stare con noi, e poi, naturalmente, dobbiamo aprire anche qualche bottiglia.

Susanna: Ma questo posto meraviglioso da quanto dista? Per esempio, io vengo da Catania, quale aeroporto devo fare?
Aldo: Siamo a Urbana, in provincia di Padova, praticamente siamo a cinque chilometri di una cittadina storica medievale che si chiama Montagnana, però l’aeroporto più vicino è a Verona, e poi ci penseranno i pulmini di Graspo a portarvi qua. Abbiamo avuto tanti amici anche dalla Francia che sono venuti a trovarci in questo posto, e Gianmarco spiegava come funziona realmente, dal punto di vista produttivo e di gestione, la Piantata Veneta. Gianmarco, come funziona? Che cos’è che si intravede dietro di noi?

Gianmarco Guarise: Questa qua è una piantata storica Veneta, che praticamente era l’agricoltura circolare. Che cosa vuol dire circolare? L’erba che è sotto alle vigne era il primo livello di cultura, perché veniva usata l’erba per darla a mangiare gli animali nella staglia durante l’estate, veniva tagliata e poi mangiavano gli animali. Il secondo livello sono il vino, che praticamente era per consumo familiare, però se la produzione era buona, era abbondante, veniva anche venduto. Ecco il secondo livello economico, sempre per il sostentamento della famiglia. E il terzo livello sono gli alberi. Una volta si scaldavano con la legna, e in più, da questi alberi che sono qua dietro, la struttura portante per la vigna sono i pali che vengono da questi alberi qua. E dagli stessi alberi come questo qua che abbiamo qua dietro, che sono da noi, vengono chiamate le strope, i vimini, vengono usati per legare tutta la struttura. Quindi ecco l’agricoltura circolare di una volta.

Susanna: Tu ci dicevi che probabilmente è proprio perché si crea un tipo di Acido acetilsalicilico che si era preservata dalla fillossera?
Gianmarco: No, in questo caso dobbiamo dire che è una piantata, oltre ad essere una delle poche e molto belle rimaste, integre, ha questa particolarità di essere la vigna, queste piante di Vernazzola, che è un’antica varietà del padovano, è meritata ai salici, ed esclusivamente ai salici.
Aldo: E per cui Gianmarco ha una sola teoria. Abbiamo un professore che insegna in un istituto agrario, mi ha raccontato che probabilmente si è salvata dalla filossera del 1900 grazie alle radici dei salici, perché appunto i salici hanno l’acido acetilsalicilico, che viene usato per fare anche l’aspirina. Probabilmente, però, lo abbiamo chiesto anche al professor Luigi Moio, ha detto che bisognerebbe fare una ricerca su questa cosa, però probabilmente anche lui ha detto che potrebbe essere vero in questo caso.
E’ un tema che abbiamo portato, siccome Graspo va qualche chilometro, siamo stati invitati a partecipare per l’100° anniversario dell’OIV, l’Organizzazione Internazionale della Vita del Vino, a Dijon, in Francia, e in quell’occasione abbiamo portato le nostre esperienze, i nostri viaggi, tutte le nostre ricerche, però abbiamo cercato anche di capire questi piccoli misteri che ci stimolano, che ci creano anche tanta curiosità, e quindi abbiamo messo in moto, in quell’occasione, anche una bella attenzione in questo rapporto simbiotico tra la pianta e il supporto. La vita è una liana, e si vede benissimo in quel poco che potete vedere, perché si attorciglia, ha bisogno di attaccarsi a qualcosa, da sempre si usavano i tutori vivi, come in questo caso i salici, ma si possono usare anche altre piante. In questo caso particolare, il dubbio è, ma queste piante pluricentenarie, perché hanno superato indenni tutta quella confusione, tutti quei pericoli che ci sono stati portati tra il 1880 e il 1920, poi prima il papà di Gianmarco e poi Gianmarco dagli anni 60, diciamo così, 70 anche, per cui le ha curate.

Però c’è questo bel mistero, e sono venuti a trovarci anche veramente tanti amici francesi, che amano questa, non vorrei usare una parola troppo forte, però questa rinaturalizzazione del vigneto, quindi questo ritornare a questo equilibrio magico che qua, e solo qua, respiriamo. Per cui il dado è lanciato al mondo della ricerca, noi interagiamo da sempre come Graspo con tantissimi istituti, non solo naturalmente per ritrovare quei vitigni perduti di ogni territorio.
Susanna: Come nasce? Ogni tanto fatemela fare una domanda, sennò sembra che qua ci sto così dando per fare decorazioni.
Aldo: No, ma ci piace quando intervieni così, ci permetti di bere un goccio di vernazzola. Ecco, vedi?
Susanna: Allora, io volevo sapere quando è nata, come è nata proprio Graspo?
Aldo: Guarda, era veramente cinque anni fa, eravamo in quattro amici attorno a un tavolo, il mondo era fermo, e non vi dico per cosa, se andate un po’ con la memoria, no? E ci siamo chiesti, ma ragazzi, è giusto che finisca tutto così? Noi crediamo di no, per cui ci siamo dati da fare, poi per fortuna il mondo si è riappropriato della sua vita e noi ci siamo trovati in una bella situazione, perché abbiamo cominciato a girare l’Italia, abbiamo incontrato tantissime persone, tantissimi anziani se vogliamo, tantissimi custodi che avevano delle storie veramente originali da raccontare, no? E abbiamo raccontato tutte sul libro del 2024. Girando tutta l’Italia trovi veramente delle testimonianze straordinarie.

Susanna: te la butto là, ancora ho pubblicato solo quattro articoli, li voglio pubblicare tutti, ma la cosa bella, questa è un’altra utopia, sarebbe che ogni tanto trovassimo la possibilità di fare le puntate come stiamo facendo ora, da qualche altra parte, no?
Aldo: Evidente, sarebbe sempre bello essere in live, in diretta, no? Poi oggi abbiamo anche una giornata straordinaria, abbiamo finito le potature, vero Gianmarco? Adesso stiamo in pieno germogliamento della Vernazzola che è una varietà. Questa sarebbe già piantata quando è in piena vegetazione. E quindi noi veniamo sempre qua un po’ per ricaricarci, anche per poi ripartire.
Ed è evidente che lo facciamo con tantissimo entusiasmo. Vi do solo qualche numero, ma non per tirarcela perché non ne abbiamo bisogno, siamo felici già così. Però per chi volesse avvicinarsi a questo nostro mondo, a parte i social, l’associazione Graspo, sui principali social ci trovate, abbiamo visto che c’è chi ama in qualche modo tentare di salvare le testimonianze del passato, per cui vitigni o sistemi di allevamento ci stanno veramente a cuore.

Allora abbiamo fatto più di 200.000 chilometri senza contare gli aerei, abbiamo non solo messo in sicurezza tantissimi vitigni di tante parti d’Italia, lì vedo la Croa del Pavese, vedo l’Ortrete dell’Alto Adige, mi spiego? E quindi erano vitigni destinati a scomparire. In questo momento qua c’è qualche speranza di poterli continuare a bere, cioè quando li bevi vuol dire che la pianta è sana, che la pianta sta bene, che la pianta produce uva e che possiamo da questa pianta ricavarci anche delle gemme e delle talee per riprodurla negli stessi luoghi sostanzialmente. Perché il suo DNA, il suo sangue non vada perduto.
E onestamente abbiamo visto che non solo abbiamo scoperto anche vitigni che non erano conosciuti, ai quali comunque abbiamo dovuto dare un nome, ma abbiamo posto le premesse per salvaguardare anche vitigni che potevano essere destinati all’abbandono, all’oblio. Perché in questo periodo di cambiamento climatico abbiamo visto quanti vitigni possono essere veramente strategici anche per cambiare le politiche produttive di tantissimi territori.
Susanna: Quindi dicevate anche che siete scesi, hai detto 200 mila chilometri, 200 mila chilometri la distanza tra l’Italia e la Luna, ma va bene lo stesso.

No, abbiamo contato questi. Ciò, sulla Luna non ci siamo ancora stati, però alcuni nostri vitigni, per assurdo, sono stati piantati sul Fujiyama. Abbiamo amici che lavorano con questo spirito in Francia, in Spagna e qualcuno anche negli Stati Uniti.
Insomma, questa bellissima malattia si sta propagando con grande gioia. Ma senti, ne avete scoperti anche in Sicilia, tanto per parlare un po’ della notte. Sì, siamo da sempre innamorati, non siamo mai mancati, da quando Graspo è nato, alla Vini Milo, quindi apparteniamo visceralmente all’Etna, anche se la nostra naturale predisposizione è per il versante est, diciamo così.
Però abbiamo girato tutto l’Etna, abbiamo raccolto tantissimi campioni di vitigni che sembravano molto diversi dai vitigni storici dell’Etna, quindi Caricante o i vari Nerelli. Abbiamo scoperto anche qualcosa di nuovo, che stiamo verificando, ma lavorare veramente con le istituzioni, con l’Università di Catania, con l’IRVO, con il Consorzio dell’Etna e soprattutto con il Comune di Milo e con tutte le aziende che abbiamo conosciuto in questo periodo è stato veramente bello. Ci hanno affidato la micro-vinificazione di oltre dodici vitigni storici dell’Etna, che abbiamo poi presentato al Vinitaly e poi anche alla Vini Milo, su cui il territorio sta credendo, abbiamo incontrato proprio all’ultimo Vinitaly tutti questi protagonisti e abbiamo condiviso la strada da fare e il percorso che faremo anche alla prossima Vini Milo, ai primi di settembre del 2025.

Aldo: Adesso mi bevo un goccio di vernazzola perché ho parlato troppo. Vabbè, giusto, hai ragione. Se vuoi torniamo alla piantata, un nostro amico graspista che è un naturalista che ha scritto dei libri sui vicini Colli Euganei ha detto che questa piantata è terapeutica.
Chi viene qua sotto si trova in un altro mondo e praticamente questa piantata qua, quando andiamo in giro e troviamo il museo del vino, ci sono delle cantine che hanno il museo del vino, con gli attrezzi, il vecchio torchio, il vecchio tino, i vecchi attrezzi che venivano usati per fare il vino. Questa piantata qua, come è strutturata, così come la vedete, è più vecchia di quelle cose lì. Quindi questo è un museo vivo e attivo.
Esatto. Quindi per questo il 26 giugno veniamo là per vedere questo museo vivo e attivo. No, non per vedere, per vivere.
Perché da qui, qui non si viene solo per vedere, qui si viene per vivere e vivremo tutti insieme questa fase fenologica della vernazzola che allora avrà cacciato questa abbondanza di germogli e cominceremo a contare anche i grappolini e cercheremo di capire se sarà una buona stagione come è stata quella dell’anno scorso che ci ha dato questo vino strepitoso. Ecco sì, forse una cosa che non abbiamo detto, immaginate che Graspo, oltre a fare tutte queste ricerche, mettere in rete questi custodi, fa anche le vinificazioni di tutti questi vitigni e spesso ci troviamo di fronte a quantità d’uva per ogni vitigno assolutamente minimale. Qui entra in gioco Luigi Bertolazzi, che non è ancora arrivato ma che salutiamo idealmente perché è un grandissimo enologo, potremmo chiamarlo l’esperto in nano-vinificazioni perché solo quest’anno è riuscito a portare a termine oltre 100 micro-vinificazioni di tantissimi vitigni, di tantissime uve che sono arrivate dall’Italia e spesso non si andava oltre i 30 kg di uva vuol dire che faremo le 20 bottiglie, vuol dire che quando Graspo apre una bottiglia apre spesso un ventesimo della produzione mondiale di quel vitigno, questo per dire la passione che ci mettiamo proprio per anche trasmettere a tutti quelli che hanno un po’ di sensibilità questo piacere di vivere un’esperienza unica. Io credo che già quello che stai dicendo dimostra che è una grande sciccheria, nel senso che è veramente un livello molto alto di raffinatezza, quando parliamo di vini che sono molto costosi, in realtà già solo per come sono stati fatti, per come sono stati salvati, per come sono vinificati, siamo di fronte a qualcosa di raffinato nel senso più bello della parola, in questo senso storico. Quindi questo invece è l’ultimo nato.
Mi piace, se posso, non per occupare spazi, questo è il nostro quinto libro perché oltre a fare non sarebbe giusto fare, conoscere senza divulgare e vi ringraziamo per l’opportunità che ci avete dato di poterlo dire a quante più persone possibili. Questo è il quinto libro, dopo il quarto che raccontava del nostro grand tour d’Italia per quanto riguarda i vitigni in tutta Italia, volevamo tornare un po’ a casa, con questa cosa che abbiamo chiamato “I vitigni rari di Verona, identità, clima, appassimento”. Attenzione, è uno studio, una ricerca che possiamo moltiplicare in tantissimi altri territori, però da Verona siamo partiti e questa è un’esperienza.
Identità per dire quali sono i vitigni identitari di questo territorio, Verona, Vicenza, Padova, Etna, Oltre Po’pavese, ognuno ha i suoi racconti che può fare. Poi abbiamo detto, clima, ma se questi vitigni sono stati abbandonati 50 o 100 anni fa, quei dati hanno ancora un senso alla luce di questo sole che arriva così caldo, siamo ad aprile, sono quasi 29°C, non li abbiamo mai visti qua, sia a questa luminosità sia a queste temperature, per cui abbiamo studiato questi vitigni nei nostri campi catalogo per capire se hanno risposte anche enologiche diverse rispetto ai dati di 100 anni fa, di 50 anni fa. Poi siamo a Verona e ci siamo concentrati anche un po’ su questa antica pratica tradizionale dell’appassimento per ottenere i grandi vini d’appassimento, che poi non sono solo veronesi onestamente, per cui se io apro una pagina e trovo la brepona, è un vitigno che abbiamo scoperto noi attraverso un nostro amico custode, e questo vitigno ha caratteristiche veramente di freschezza, di gentilezza, di gioia, che i vitigni dello stesso territorio in questo momento sembrano non avere, lo stiamo testando e vediamo come va, però i racconti che noi possiamo fare, non dico di tutta l’Italia ma di gran parte, quando siamo stati qualche giorno fa a Summa è una manifestazione che si fa sabato o domenica, prima e durante il Vinitaly, a Margreid, in Alto Adige, tantissime nostre aziende erano presenti come custodi, ma lì veramente era importante per noi trovare lì veramente era per noi incontrare la grande regina di Margreid, che è questa vigna che occupa 200 metri quadrati dell’antico palazzo di Agustin, proprio nel centro del paese, da 5 anni riusciamo a farci consegnare le uve, attenzione quando dico vigna è un’unica vite, un’unica vite di duecento metri che abbraccia un intero palazzo, ci consegnano le uve la prima domenica di ottobre di ogni anno, quando noi riportiamo il vino alla comunità di Margreid, un piccolo paese di 600 abitanti, riportiamo il loro vino, questa qua è una varietà che loro non sapevano cosa fosse, è un’antica varietà austriaca, che può essere consumata anche come uva da tavola, si chiama Rotter Hortling, quindi immaginiamo che Graspo raccoglie le uve, le vinifica, le microvinifica e le riconsegna alla comunità, il tempo sta scorrendo, il campanile di Urbana ce lo segnala, però una cosa che non ho detto e forse è la cosa più importante, questa unica vite ha 424 anni, quindi riconsegnare a una comunità intera che si raduna la prima domenica di ottobre queste poche bottiglie di vino di questa loro regina, credo che per noi sia una delle gioie più belle, come riportare sull’Etna le varietà che abbiamo vinificato noi.
Susanna: Le bottiglie scalpitano, una puntata da questa regina ce la farei, questo dipende sempre da voi, io sono a vostra disposizione. Sarebbe bello farla la prima domenica di ottobre, quando dedicano a questo rito, che ormai è diventato un rito, loro veramente amano questa pianta, questa unica pianta che adesso Gianmarco vi fa vedere. Tu ce la fai vedere, perché se no a quella distanza si vede solo il bicchiere col vino.

Perfetto, questo vuol dire che sarà il prossimo articolo direttamente, così vado a saltare.
Aldo: No, quello si può fare, ma c’è Robert Cassar, che è il nostro custode, che non solo ti fa vedere come sta curando questa maestosità, è un altro teatro che vale anche per noi. Come questa bellissima piantata, ma proprio poi ti può portare nel suo regno che sta esattamente 30 metri sotto questa antica vite piantata nel 1601, e dove lì si raccontano storie di comunità, di persone e di vitini veramente straordinarie, unici.
Bene, a questo punto non c’è altro da dire? No, direi che possiamo chiudere qui, perché avremo tanto altro da dire, però lo faremo in un’altra situazione, sperando di avere ancora gli ascoltatori tutti con noi e sapere a noi altri.
Susanna: No, guarda, ricordati che la prima ascoltatrice in questo caso sono io, e se ti ho fatto parlare, anzi se vi ho fatto parlare e sono stata attenta, vuol dire che è andata benissimo.
Aldo: Hai fatto poche domande però.
Susanna: Eh lo so, ma come faccio a farvi domande se parlate in continuazione? Che domande vi devo fare?
Aldo: Io farei la domanda a Gianmarco, direi ma quanto tempo impieghi per mantenere vivo questo monumento straordinario, quali sono le azioni che fai tutto l’anno Gianmarco?
Susanna: Allora Gianmarco, come fai a mantenere vivo questo museo all’aperto, così fantastico che è la piantata, a cui stiamo assistendo, ma io non lo so, come fai?
Gianmarco: Sono io che curo questa piantata, dall’inizio fino alla fine, fino alla vendemmia, per dire la vendemmia facciamo una festa, qua vengono tutti i miei amici, un anno ci siamo trovati anche in quaranta a vendemmiare qua sotto, con una caratteristica, li voglio tutti vestiti anni 60, perché abbiamo ancora, facciamo la vendemmia ancora con le casse di legno, quindi è fantastico.
E poi la continuazione la trovate nel video…