Amenanos Festival: Il Ratto di Proserpina ovvero la celebrazione della vita, morte e rinascita sulla Terra

Quando il teatro diventa un rituale da replicare ogni anno per le feste di Primavera. Al Teatro Greco di Catania il 20 maggio

Il Ratto di Proserpina con regia e drammaturgia di Alessandra Salamida: nel ruolo di Proserpina la stessa Salamida, Plutone, Massimo Di Michele, Cerere, Valentina Ferrante, Parca, Rita Abela, Mercurio, Alessandro Romano, Venere, Maria Chiara Pellitteri, Elios, Alessandro Mannini. Le Fanciulle/Erinni Ginevra Di Marco, Gaia Bevilacqua. Scenografo/costumista Vincenzo La Mendola. Una produzione di Michele Di Dio.

La Parca Rita Abela

Raccontiamo il mito che ogni anno si verifica e perché riproporre questa celebrazione diventa da parte di Amenanos una scelta vincente soprattutto se indirizzata alle giovani generazioni. Intanto parlando del mito secondo i latini adotteremo la terminologia romana, che poi è quella utilizzata dall’opera teatrale.

Splendida scenografia di Vincenzo La Mendola

L’Opera di Amenanos ha ispirato, idealizzato e realizzato il concetto che nell’alchimia ermetica rappresenta il bianco, il rosso e il nero, come Albedo (bianco) Kore, la fanciulla, la figlia quasi indistinta dalla madre, come Rubedo (rosso) Proserpina la donna “non più vergine” e come Nigredo (nero) la Basileia, Regina degli Inferi, saggia guida dell’aspetto “oscuro delle cose”.

Kore e la fanciulla amica

Sono proprio le parole scritte e descritte da Alessandra Salamida che ci permettono di seguire le vicende del mito, che nasce proprio ad Enna e si conclude ad Eleusi, e non era facile riuscire a dare la freschezza e la modernità delle informazioni al pubblico così variegato che assiste alle celebrazioni di Amenanos Festival, soprattutto per i ragazzi e le ragazze a cui questo mito fa riferimento. Perfetti sono stati tutti gli attori sia come significato e significante, che era facile scadere nella didascalia e didattica e invece senza veli con quel tanto di complicità siamo di fronte ad un rapimento una violazione e un accordo, che pur scandalizzando, nel principio della sua realizzazione in fondo s’incarna in quello che succede tra madre e figlia quando quest’ultima cresce e lascia la casa avita e diventa una donna.

Proprio il passaggio da fanciulla a donna e poi a Regina, Dea e Sacerdotessa degli Inferi è il trauma che la madre Cerere deve subire per il bene della figlia, né vale il conforto di altri dei: soprattutto quando Cerere scopre che la trama del rapimento è stata ordita dai suoi stessi fratelli o dal suo stesso padre Giove, forse Nettuno, e che Plutone è lo zio di Proserpina.

Proserpina e Plutone

Ma cosa cambia se volgiamo lo sguardo al passato recente quando “le fanciulle in fiore” venivano già destinate al matrimonio endogamico o di convenienza da parte del padre? In molti paesi succede ancora che le “bambine” vengano destinate a matrimoni violenti e insensati. Nel Ratto di Proserpina, sia nel testo che nel mito, però avviene qualcosa di inaspettato: Proserpina travalica il potere dell’essere Donna, del femminile oscuro delle madri potenti che ambiscono anche alla loro metà maschile, cosa che ricordiamo non sussiste in Cerere dove il mito risulta tutto al femminile.

La maestosa Cerere Valentina Ferrante

Si certo potrebbe essere il significato e il significante del passaggio dal matriarcato al patriarcato, ma ancora in Proserpina Dea e Regina degli Inferi, il matriarcato sussiste, diventa compromesso: sei mesi di nascita e crescita della Natura e sei mesi di morte, come simbologia del patriarcato inteso come evoluzione del divenire, del passaggio del tempo, di evoluzione.

Plutone

Pur essendo “il medium penetrante” violento, sconvolgente, straziante, come solo l’inseminazione, la crescita e il parto possano solo tratteggiare ciò che era stato predefinito da un destino imprescindibile in maniera razionale dettato da ragionamenti morali che possono essere “compresi”, attraverso il “corpo”, non spiegati se non attraverso uno stato iniziatico quale appunto è “l’incontro amoroso” tra Proserpina e Plutone. Un incontro sensuale, sessuale, genitale, ricordiamo che Proserpina è figlia di Cerere rappresentata spesso dalla “vulva” o da gesti che la indicano e che Plutone è custode, signore e padrone dei genitali maschili, da intendersi come energia sessuale, fecondante capace di dare l’immortalità all’essere umano, il solo modo che noi conosciamo di generarci e di rigenerarci.

Proserpina e Plutone

Scrive Diodoro Siculo: “Dopo il ratto di Kore, Demetra (Cerere), poiché non riusciva a trovare la figlia, accese le fiaccole dai crateri dell’Etna, si recò in molti luoghi della terra abitata e beneficò gli uomini che le offrirono la migliore ospitalità, dando loro in cambio il frutto del grano. Gli Ateniesi accolsero la Dea con grandissima cortesia, e a loro per primi, dopo i Sicelioti, Demetra donò il frutto del grano, in cambio di ciò il popolo di Atene onorò la Dea molto più degli altri, la onorò con famosissimi sacrifici e con i misteri eleusini, i quali, superiori per antichità e sacralità, divennero famosi presso tutti gli uomini… Gli abitanti della Sicilia, avendo ricevuto per primi la scoperta del grano per la loro vicinanza con Demetra e Kore, istituirono in onore di ciascuna delle dee, sacrifici e feste cui dettero il nome di quelle e la cui data di celebrazione indicava chiaramente i doni ricevuti. Fissarono, infatti, il ritorno di Kore sulla terra nel momento in cui il frutto del grano si trova ad essere perfettamente maturo. Scelsero per il sacrificio in onore di Demetra il periodo in cui si incomincia a seminare il grano. Celebrano per dieci giorni la festa che prende il nome della dea, una festa splendidissima per la magnificenza dell’allestimento, durante la cui celebrazione si attengono all’antico modo di vita. In questi giorni hanno l’abitudine di rivolgersi frasi oscene durante i colloqui, poiché la dea, addolorata per il ratto di Kore, scoppiò a ridere a causa di una frase oscena”.

Basileia regina sacerdotessa degli inferi

 

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