Il danno psichico e il danno da pregiudizio esistenziale

Il caso
Il caso da cui scaturisce il presente contributo riguarda la vicenda di Lucia Annibali, avvocatessa e deputata della Repubblica, aggredita con l’acido il 16 aprile del 2013 su mandato del suo ex, Luca Varani. Da quel giorno l’avvocatessa marchigiana si è sottoposta a 17 interventi chirurgici e ha raccontato la sua storia, mostrando orgogliosamente il proprio volto, per sensibilizzare l’opinione pubblica contro ogni forma di violenza sulle donne. Il suo carnefice è stato condannato a 20 anni di carcere per tentato omicidio e stalking.
Il danno non patrimoniale
Il danno psichico il danno da pregiudizio esistenziale e il danno morale devono essere risarciti, quali danni non patrimoniali, ex art. 2059 c.c. .

Lo stesso Legislatore, d’altronde, con il D.p.r. 37/2009, nel richiedere anche il risarcimento da sofferenza e da turbamento dello stato d’animo, oltre a quello biologico, indica proprio agli interpreti di non tralasciare i profili psichici, ricadenti pure sulla vita quotidiana.

Pur se sotto il profilo pratico il risarcimento di tale danno è riconosciuto dalla generalità dei Tribunali , non è chiaro come si possa procedere alla sua quantificazione, in modo tale da assicurare l’integralità del risarcimento, il rispetto della vittima e la solidarietà verso la stessa, ex art. 2 Cost. .

Ad oggi, nonostante la continua evoluzione giuridica e sociale del sistema risarcitorio italiano, persiste una concezione esclusivamente medico legale del danno alla persona, mentre ai fini di un completo ed esauriente accertamento del danno non patrimoniale è necessaria anche una indagine diagnostica valutativa a carattere specialistico psicologico forense e soltanto in caso di accertata patologia psichica anche psichiatrico forense.

Si considerano specifiche del danno non patrimoniale il danno psichico, il danno esistenziale e il danno morale.
Il danno psichico è diverso da quello giuridico sia per quanto riguarda l’oggetto di indagine (l’individuo per la psicologia, il fatto per il diritto), sia per quanto riguarda lo scopo dell’indagine: per la psicologia la valutazione dell’organizzazione di personalità e le eventuali ripercussioni a seguito di un illecito, per il diritto la valutazione della certezza del fatto.

Per Cassazione civile, 13547/2009, il danno psichico è la compromissione patologica della integrità psichica.

Il danno psichico, coerentemente con la lettera dell’art. 1223 c.c., richiede il risarcimento come:

− lesione dell’integrità psichica;

− conseguenti mancate utilità non patrimoniali.

Da un punto di vista della vita psichica i traumi causano angoscia, paure immotivate e destabilizzanti,ripiegamento e chiusura emotiva, fino ad arrivare a vissuti di rovina e morte.

Il danno psichico si differenzia dal danno fisico poiché non ha una manifestazione esteriore tangibile.

In modo estremamente schematico si può dire che il danno psichico si manifesta in una alterazione della integrità psichica, ovvero una modificazione qualitativa e quantitativa delle componenti primarie psichiche, come le funzioni mentali primarie, l’affettività, i meccanismi difensivi, il tono dell’umore, le pulsioni.

Il danno esistenziale  nasce dalla lesione dei diritti costituzionalmente garantiti e si presenta come un’alterazione, in senso peggiorativo, del modo di essere di una persona nei suoi aspetti sia individuali che sociali.

Il danno morale, viene tradizionalmente definito come il turbamento psichico soggettivo e transeunte causato dallʹatto illecito; più precisamente viene identificato con la ʺsofferenzaʺ, cioè con lo stato di prostrazione ed abbattimento provocato dallʹevento dannoso.

Non sempre è facile differenziare queste tipologie di danno tra loro, in quanto in molti casi si tratta di modificazioni quantitative, di interpretazioni o di valutazioni che devono essere contestualizzate all’interno dello specifico ambito culturale e sociale.

La valutazione del danno
Fondamentale, per questo tipo di valutazione, è il ruolo del CTU che deve accertare lʹesistenza o meno,del trauma psichico, valutando se il danneggiato ha subito una compromissione, una menomazione, una riduzione della sua capacità di comprendere e di accettare la realtà, attraverso processi di adattamento non più equilibrati.
Lʹaccertamento della preesistenza o meno di disturbi psichici rappresenta un punto importante delle indagini perché consente di verificare se vi siano o meno concause in riferimento al disturbo oltre all’evento traumatico.
E’ necessario procedere con una accurata raccolta dei dati anamnestici, con lʹesame della documentazione clinica e con lʹanalisi delle deposizioni testimoniali orientate ai fini clinici per accertare lʹesistenza di patologia psichica in atto o precedente.
A completamento dell’indagine classica (anamnesi, colloquio clinico e osservazione), appare necessario un accurato e specialistico esame psicodiagnostico.

 

La relazione tecnica
Il medico legale e lo psichiatra forense sono competenti per l’accertamento a carattere clinico medico e non psicologico del danno alla persona, in particolare in presenza di evidenti patologie psichiche; lo psicologo forense è, invece, lo specialista più idoneo per la valutazione del danno psichico e del danno da pregiudizio esistenziale.
La perizia del professionista viene resa come consulenza tecnica d’ufficio o consulenza tecnica di parte ed interviene in ambito penale e civile. Può procedere alla valutazione delle seguenti tipologie di danno:

Danno da lutto
Danno da nascita indesiderata
Danno da menomazione fisica
Danno alla sfera sessuale
Danno da menomazione della capacità visiva
Danno estetico
Danno da mobbing
Danno da stalking
Danno da colpa professionale
Danno dei congiunti
Danno da carcerazione ingiusta
Danno da handicap

La quantificazione del danno
Il criterio di quantificazione generalmente adottato parte dalla suddivisione del danno in fasce di gravità.
Sono state individuate anche sulla scorta delle condivisibili indicazioni fornite dall’AMA (American Medical Association) cinque diverse fasce corrispondenti ad altrettanti intervalli percentuali.
Il criterio di attribuire un valore in punti percentuali ad una determinata configurazione del disagio esistenziale è in linea con l’obiettivo della personalizzazione del danno.
Si è ritenuto di dividere in classi la percentuale valutativa, , maggiormente testate, adottate e riconosciute per la loro validità applicativa e scientifica a livello internazionale da vari decenni.

Danno assente (0-5%) Nessun pregiudizio per le attività quotidiane, comportamento sociale adeguato, capacità di concentrazione normale, adattamento normale. Tale condizione non comporta danno alla persona.
Danno lieve (6‐ 15%): lieve alterazione dell’assetto psicologico, delle relazioni familiari affettive e delle attività realizzatrici.
Danno moderato (16‐30%): moderata alterazione dell’assetto psicologico, delle relazioni familiari affettive e delle attività realizzatrici.
Danno medio (31‐50%): media alterazione dell’assetto psicologico, delle relazioni familiari‐affettive e delle attività realizzatrici.
Danno grave (51‐75%): grave alterazione dell’assetto psicologico e della personalità, delle relazioni familiari‐affettive e delle attività realizzatrici.
Danno gravissimo: (76‐100%): gravissima alterazione dell’assetto psicologico e della personalità, delle relazioni familiari‐affettive e delle attività realizzatrici.

Il criterio per valutare il livello di gravità dei pregiudizi esistenziali non può essere perfettamente standardizzato ed i parametri per stabilire quando un turbamento avvenuto in una singola area possa essere definito lieve, piuttosto che grave o gravissimo, può essere solo di natura descrittiva e su scala ordinale, prendendo in considerazione l’evento traumatico, le informazioni cliniche, anamnestiche, gli esiti da tests e  documentali, verificando quali siano le funzioni mentali e relazionali divenute carenti, assenti, o negative a seguito del trauma.

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