Arte e psicanalisi “La risacca del tempo” la pittrice Valentina Sorrentino

Liberamente ispirato a “Tema del soldato eterno e degli aironi” di Roberto Vecchioni

Dalle lettere, che hanno incoraggiato speranze e finzioni, nasce il mare in cui, in un istante, vanno a naufragare cronache di sogni spediti e mai recapitati ad una donna che non c’è. Nell’attimo della verità il tempo, da sempre ingeneroso col soldato, gli riversa addosso l’eternità scandita dal vuoto di una clessidra, in una risacca in cui passato, presente e futuro riaffiorano tra i giorni andati e quelli in arrivo. Valentina Sorrentino.

Secondo l’autrice del dipinto, Valentina Sorrentino: “La risacca del tempo” è liberamente ispirato a “Tema del soldato eterno e degli aironi” di Roberto Vecchioni. Si rivolge alla sua stessa illusione il soldato che, imprigionato in una dimensione innaturale, è condannato ad un’eternità che lo traghetta, inerme, tra guerre e stagioni. Armi e pensieri, spediti o da scrivere, lo seguono come unici compagni di viaggio. Da questo smarrimento fornisce l’alibi di una donna pronta ad attendere il suo ritorno da questa traversata senza meta, un riferimento costante a cui affidare emozioni, vittorie, sconfitte.

“Dalle lettere, che hanno incoraggiato speranze e finzioni, nasce il mare in cui, in un istante, vanno a naufragare cronache di sogni spediti e mai recapitati ad una donna che non c’è. Nell’attimo della verità il tempo, da sempre ingeneroso col soldato, gli riversa addosso l’eternità scandita dal vuoto di una clessidra, in una risacca in cui passato, presente e futuro riaffiorano tra i giorni andati e quelli in arrivo”. “Tu sola in tutto il mondo puoi spiegarmi cosa è vero”: l’illusione diventa specchio e riflette la condizione del soldato, perso in un tempo infinito, come un airone nel cielo. “La risacca del tempo” racconta la nostra necessità, paradossalmente vitale, di concepirci come esseri destinati a morire. Perché in fondo, forse, non sapremmo che farcene dell’eternità. Questo uomo “misérable” inoltre, non è solo condannato a vivere in eterno, ma lo fa come soldato, costantemente in guerra e tutto ciò che ne consegue. Le battaglie le ha ovviamente combattute tutte, come vediamo dalla varietà delle sue uniformi (nell’immagine indossa quella di Waterloo mentre da passato e futuro riaffiorano l’elmo della battaglia di Maratona, la bandiera texana che simboleggia la battaglia di Alamo, un elmetto in arrivo dai futuri confitti mondiali). Dunque, in questo delirio senza fine, lui, che vorrebbe essere finito, arriva a convincersi che ci sia da qualche parte un punto fermo, una donna che rappresenta, quindi, l’illusione prima, la disillusione dopo. Nel verso finale della canzone (“E non ci sei”) irrompe la realtà e lui è costretto a guardarla in faccia. Come guardandosi in uno specchio, vede rifessa in lei (che, in quanto inesistente, non ha un rifesso a differenza di tutti gli altri oggetti), la propria condizione. Per gli uccelli “è troppo grande il cielo per capirlo al volo”, quindi, come per non voler pensare, “Dormono gli aironi, dormono come fori su un gambo solo”. Il soldato nella vastità del tempo è paragonabile quindi agli aironi nel loro cielo immenso. Le lettere si liquefanno fIno a diventare un mare, mentre nel timbro ho voluto giocare con la “V” che può rappresentare Valentina o Vecchioni in base ai riferimenti presi (visivi o sonori) per addentrarsi in questa storia”.

Secondo Susanna Basile psicologa che divide in due parti il suo intervento sul dipinto:

“Come prima parte mi riferisco all’immagine n.1.

Secondo una potenziale fantasia della donna ritratta, un corpo nudo in bilico su un solo piede e una testa rovesciata che afferma la propria “esistenza” di fronte ad un uomo in divisa nell’atto riposarsi, è già un “fatto”. Che l’uomo sia, dalle pieghe s’intuisce, pronto per “l’accoppiamento”, è un “altro fatto”. Che la donna ha la sua testa e la posizione del bacino e delle gambe pronta per “l’accoppiamento” in maniera speculare, è un “ulteriore altro fatto”. Questa immagine potrebbe dare luogo ad una serie di insinuazioni tipo “la violenza dell’uomo sulla donna”. Ma questa diventa un’interpretazione. Che è diversa da un fatto. Tra interpretazioni e fatti reali si sono create intere scuole di psicanalisi, psicosintesi, e psicoterapie funzionali. Ma se diamo un’interpretazione psicologica e rasentemente psicoanalitica, lei non ci sembra in bilico: la sua, è una “sindrome acquatica di donna liquefatta”, è posizionata, pronta per accoppiarsi nella migliore maniera, al suo “amore”. Per generare figli forti e gentili come lui; belli e coraggiosi come lei. Lui si mostra passivo, inerte, nella sua divisa con l’arma di fianco, forse un simbolo fallico accantonato, per certi versi negato, languidamente osserva che è “dolcemente eccitato” da una donna “nuda” coraggiosa che gli affida il suo corpo nel mostrarsi, che declina e forse gli affida il suo abituale “Controllo del Tempo”. Non è un caso la clessidra, appoggio dell’uomo, tipo “riposo del guerriero”. Qui e allora in luogo del là ed ora. Il Suo, quello della donna, sembra un surreale sogno, quello di una manager in carriera, pronta “a cedere le armi” con un leggero bonding di facciata… e una resa incondizionata”. Sappiate comunque che il 30% delle fantasie sessuali femminili hanno a che fare con violenze, molestie e stupri, e che sono solo un retaggio psicofisico della condizione femminile nei secoli: siamo state oggetti di scambio e di dominio. I soldati violavano le donne in guerra per affermare il seme del paese che avrebbe dominato il territorio. Non è una giustificazione: è un’interpretazione di fatti che sono realmente avvenuti. Quindi le “fantasie reali” sono eccezionalmente affiorate nel dipinto della Sorrentino e hanno un valore, catartico e liberatorio, non indifferente. Su cui deliberatamente meditare.

“Tutto ciò che viene rifesso che ha un’anima, un suo “perché”, un suo “doppio”, ma il timbro e la ceralacca, che galleggiano alacremente, sulla testa del soldato, ora, senza ornamenti a distinguerlo, “il soldato nelle sue stellette”, sono solo fasce, come se fosse ferito, e questo ci sembra un fatto. Che ci siano due elmi, uno più moderno, rispetto all’altro e una bandiera, anche questo, è un fatto. Il timbro e la ceralacca sul soldato, che è poi un uomo, ci sembra che sia quello che lui deve “eseguire” il suo fato, il suo destino, definito sicuramente da un burocrate a tavolino. I grandi tavoli della strategia guerresca. Quelli che definiranno i confini, i limiti territoriali. Invece della carta, l’acqua: elemento femminile per antonomasia. Così senza carta legale viene sancita un’unione profonda con un timbro che marca un tappo di ceralacca che si liquefà, forse perché questi limiti territoriali e acquatici venissero violati e soprattutto ampliati.

 

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