Arte e psicanalisi: la pittrice Valentina Sorrentino e il suo quadro “L’infinito”

L’infnito: Madre Natura, l’utero tonante su cui si inerpica la ginestra…

A quali scoperte porterà questo incontro tra le Donne Immaginate da Valentina Sorrentino pittrice onirica e surreale e Susanna Basile psicologa e sessuologa clinica? Un nuovo modo per reinterpretare e comprendere l’Arte come espressione del profondo Sé che agisce nella Realtà creando Infiniti Mondi.

L’infinito

L’infnito (seguitando il sole) – liberamente ispirato a “L’infinito” di Roberto Vecchioni. “Scende la luna; e si scolora il mondo; Donna e Vesuvio fumante, Madre Natura, l’utero tonante su cui si inerpica la ginestra, scandisce il tempo dei giorni che volgono al termine, verso il tramonto della luna. Scivola via nei versi la vita di Giacomo Leopardi che saluta l’eterna peregrina, il rifesso argenteo della propria giovinezza, nel congedo da un mondo in cui il sole non ha elargito che ombre. Ma per la prima volta, nell’ultimo calamaio, la penna si intinge nella luce. Non è stato tutto invano. E poco importa se, in una vita intera, il sole non si è mai concesso ai giorni. Saranno i versi a far albeggiare, a far sì che alla morte segua la vita. E così, seguitando il sole, Scende la luna; e si colora il mondo”. Valentina Sorrentino.

Susanna Basile psicologa: “Una donna nuda vista da dietro, un’ immagine solare, una donna coraggiosa, la donna che osa, è ginestra ma potrebbe essere mimosa, la donna musa e sposa, ispiratrice e tentatrice che tiene in equilibrio il tempo lunare alla sua sinistra pregna di ombre e oscurità splendenti che innalza sulla destra un tempo solare. La donna è padrona del Kairos il tempo giusto, quello lunare, dove scandire il suo intuito che tutto comprende, l’Es, il Sé, l’inconscio freudiano, il passato, dove da tempo immemore fecondano i progetti e le idee ancestrali della memoria, umida, abissale, Paludate di mostri dell’indicibile. La donna è padrona del Kronos il tempo misurato, quello solare dove il suo intelletto emerge in forma di Io e SuperIo nella proiezione di un presente reale e continuo che diventa futuro nell’evoluzione misericordiosa dell’umanità”.

Nota fondamentale in basso a destra il calamaio con le effigi greche è la copia dell’autentico calamaio che Giacomo Leopardi usò per scrivere i suoi ultimi versi nella sua casa, a Torre del Greco.

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